Donne e motori in tour 2025

Donne e motori 

NOMI OTTOBRE

Ottobre 2025

RITA PAPARELLA

Ingegnere nucleare, PhD in fisica delle particelle. Giornalista pubblicista e consulente tecnico in progetti industriali di innovazione e R&D

Se è la tua prima volta qui, benvenuta/benvenuto!  

“Donne e Motori? Gioie e basta” è il progetto fotografico del Museo Fratelli Cozzi che sfida i pregiudizi di genere, raccontando la forza di 40 donne attraverso gli scatti di Camilla Albertini. La terza edizione celebra la sorellanza, per superare gli stereotipi sulla solidarietà femminile. 

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Come ogni mese, vi accompagniamo alla scoperta delle donne protagoniste e dei luoghi che hanno ospitato e ospiteranno la mostra e il progetto. 

Claudia Segre: Educazione, fintech e diritti: la strategia contro la violenza economica 

Presidente e Fondatrice Global Thinking Foundation. Vicepresidente AssoFintech e Co Chair Women7/G7 Italy 

Claudia Segre ha attraversato tre decenni di finanza internazionale in posizioni di vertice, dai desk sui mercati emergenti di Intesa Sanpaolo e Unicredit fino alla responsabilità dei mercati del gruppo Credem. Nel 2016 ha scelto di cambiare rotta, fondando Global Thinking Foundation, con l’obiettivo dichiarato di trasformare le competenze maturate in ambito bancario in strumenti di educazione finanziaria e digitale per donne, famiglie e comunità vulnerabili. La sua scelta è coincisa con l’avvio dell’Agenda 2030 in Italia, un allineamento non casuale: la fondazione nasce infatti come risposta concreta alle linee di sostenibilità e inclusione fissate a livello internazionale. 

Uno dei punti centrali dell’impegno di Claudia è la definizione e il riconoscimento della violenza economica di genere. La Convenzione di Istanbul, firmata nel 2011 e ratificata dall’Italia nel 2013, ha incluso questa forma di abuso tra le violenze da contrastare, ma solo nell’ottobre 2023 la Commissione Europea ne ha reso effettiva l’attuazione. In questo vuoto di dieci anni si colloca l’azione di Segre, che ha guidato la redazione del primo manuale di prevenzione della violenza economica, oggi tradotto in più lingue e utilizzato da centri antiviolenza, giuristi e forze dell’ordine. Il testo, nato dall’esperienza con il CADMI di Milano, ha permesso di distinguere con chiarezza la violenza finanziaria, legata alla gestione dei redditi personali, dalla violenza economica, che riguarda l’intera vita economica della persona: atti di spossessamento, coercizione nelle firme, limitazioni della capacità di decidere in autonomia. Questo lavoro ha alimentato la produzione di un Libro Bianco della Presidenza del Consiglio, contribuendo a inserire il tema nell’agenda istituzionale italiana ed europea. 

Parallelamente, Claudia ha portato avanti il lavoro di diffusione delle competenze economiche e digitali. L’iniziativa “Donne al Quadrato” è diventata un modello di formazione replicato su scala nazionale, mentre piattaforme come “FamilyMI” e l’app “Consapevoli e Indipendenti” hanno reso disponibili strumenti concreti di pianificazione e prevenzione delle fragilità finanziarie. Non si tratta di esercizi di comunicazione: dietro ogni progetto ci sono misurazioni di impatto sociale, con dati che mostrano un aumento significativo della consapevolezza tra le donne coinvolte nei laboratori e nelle attività didattiche. 

IX Evento Annuale 2024 della Global Thinking Foundation, dal titolo: “Giustizia sociale: generazioni contro la violenza – per un dialogo intergenerazionale tra lavoro e financial empowerment”, svoltosi a Roma il 29 ottobre 2024

Clauda all’evento Ocse insieme al bord GLT, evento organizzato a Roma presso Ara Pacis e dedicato al dialogo intergenerazionale.

Il lavoro si è spostato anche verso il fintech, ambito in cui Claudia ricopre il ruolo di vicepresidente di AssoFintech con delega all’educazione finanziaria e al femtech. Già nel 2023, durante la CallTech, l’Osservatorio sul Fintech per la Sostenibilità della Fondazione ha organizzato un focus su Femtech e Longevitech, settori che uniscono tecnologia, salute e pianificazione economica di lungo periodo. Il messaggio era chiaro: la progettazione di strumenti digitali non può prescindere dalla prospettiva di genere, perché l’assenza di questa sensibilità rischia di ampliare, anziché ridurre, i divari esistenti. 

Questa impostazione sarà al centro anche del primo Financial Health Forum, in programma a Roma il 30 settembre 2025. L’evento, organizzato con Deloitte e PQE, non si limiterà a un confronto accademico: il programma prevede l’avvio di una ricerca Financial Health 2026 per un ranking sulla salute finanziaria: Educazione finanziaria per la salute mentale e il benessere delle donne al lavoro e tavole rotonde con manager e istituzioni del settore farmaceutico e tecnologico. Claudia sarà protagonista in due momenti chiave: un’intervista sul femtech, dove porterà l’esperienza maturata con l’Osservatorio, e le considerazioni finali che lanceranno la nuova ricerca. Si tratta del primo appuntamento italiano interamente dedicato al tema della salute finanziaria, a conferma della capacità della Fondazione di anticipare i trend internazionali e tradurli in pratiche operative sul territorio. 

Claudia Segre al G7 per l’incarico W7 con la copresidente

Claudia viene premiata a Palermo. Qui la consegna della targa

L’Ambasciatore del Congo Bratzville all’Università Pontificia Antoniana di Roma

Claudia Segre riceve il premio Minerva intitolato ad Annamaria Mammoliti

Bruxelles al 36ç Crans Montana il Forum più prestigioso per la diplomazia dei paesi africani e del Mediterraneo

Aicha BA Diallo comitato scientifico di GLT France , ex ministro dell’Educazione 

Con Christine Laguard agli Annual Meetings 2024 dell’IMF 

Claudia Segre agli Annual Meetings 2024 dell’IMF 

Ilaria Salzano: Donne al volante? Fine delle battute

Giornalista automotive. Giurata del Women’s Worldwide Car of The Year 

C’è ancora chi storce il naso di fronte all’accostamento “donne e motori”. Un binomio troppo spesso caricato di pregiudizi, luoghi comuni e battute sessiste. Eppure, la realtà ci dimostra che i motori non hanno genere: sono passione, competenza, curiosità. Proprio da qui nasce la storia professionale di Ilaria, giornalista automotive e, per anni e fino a poco tempo fa, unica voce italiana nella giuria internazionale del Women’s World Car of the Year, l’unico premio al mondo assegnato da giornaliste donne del settore. 

La nostra testimonial ha alle spalle più di un decennio di esperienze tra giornali, test drive e collaborazioni con aziende, quelle che hanno scelto la parità di genere come valore. La sua carriera si è nutrita di passione, determinazione e tanta resilienza in un ambiente ancora prevalentemente maschile, dove alle donne spesso non viene riconosciuta la stessa autorevolezza. Nonostante questo, lei ha scelto di non arretrare, anzi, ha trasformato le difficoltà in punti di forza, portando in primo piano un approccio inclusivo e una sensibilità diversa, capace di arricchire il racconto dell’automotive con prospettive nuove, forte di una familiarità con i motori sin da bambina e della sua formazione in sociologia dei consumi. 

Il suo impegno non è solo professionale, ma anche culturale e sociale. E lo è stato sin dai primordi, quando scrisse una prima tesi sull’uso dell’immagine della donna nella pubblicità e una seconda tesi sull’uso dell’immagine della donna nei nuovi media, confrontando i quotidiani più noti. Da lì nascono I suoi primi articoli sulle vetture (la rubrica si chiamò WROOMEN, all’interno di repubblica.it motori), e progetti a cui partecipa emerge con chiarezza la volontà di sfidare gli stereotipi di genere: dalle critiche ai crash test ancora tarati sul “maschio medio”, fino al sostegno a iniziative internazionali che danno voce alle donne protagoniste nel mondo dei motori. “Il nostro è un ambiente in cui sono presenti i residui di un FORTE patriarcato”, racconta senza giri di parole, denunciando una realtà che ancora oggi limita la crescita professionale femminile. 

Il valore del suo ruolo nel WWCOTY va ben oltre la semplice giuria. Significa affermare che le donne hanno il diritto, e il dovere, di essere parte dei processi decisionali, di valutare, scegliere e indirizzare un settore che riguarda tutti. Non si tratta di escludere gli uomini, ma di rompere il monopolio maschile per arrivare a una vera pluralità di sguardi. Perché un’auto è fatta di cavalli e prestazioni così come anche sicurezza, sostenibilità, praticità quotidiana, emozione: tutti elementi che devono essere considerati da una prospettiva davvero eterogenea. “Noi lavoriamo perché il WWCOTY non esista più, ma che le altre giurie diventino eterogenee, così da non avere più bisogno di un premio a parte”. 

Ilaria non nasconde le difficoltà incontrate. In Italia, nel suo settore, racconta, la sorellanza tra colleghe a volte è fragile, segnata da individualismi e concorrenza. “Le donne non fanno team, c’è molta concorrenza. Non c’è odio, ma non esiste un vero network, non c’è supporto”. Eppure, proprio a livello internazionale, ha potuto sperimentare quanto potente possa essere la rete tra professioniste: “Essere in un circuito come WWCOTY è qualcosa di unico, è la ricchezza di tante PROFESSIONISTE insieme che rappresentano la sorellanza. QUESTO è UN POTERE che va spiegato sin da piccole”. Motivo per cui, senza riluttanza, non si astiene dal raccontare il concetto anche alle giovani generazioni, quando può, tornando tra i banchi di scuola.  

La sua storia dimostra che parità di genere e autodeterminazione non sono concetti astratti, ma pratiche quotidiane. Sono la scelta di alzare la voce quando si è escluse, di non accettare compromessi che riducono il proprio valore, di credere che la Competenza non abbia sesso, e di modificare la narrazione, quando è possibile. È un invito a tutte le donne a prendersi lo spazio che meritano, in ogni ambito, anche e soprattutto in quelli che per tradizione sono stati considerati “maschili”. In fondo, i motori sono un pretesto, parlare di auto diventa occasione per parlare di libertà, di cambiamento, di futuro.  

Ilaria Salzano (a destra) con Monica Secondino

Nataša Grom Jerina: il coraggio di guidare il cambiamento 

Vicepresidente FIVA Cultura e Giovani. Capo ufficio della Federazione Slovena dei Veicoli Storici (SVAMZ). Relazioni Pubbliche del Museo della Moto Grom 

È cresciuta tra motociclette che raccontavano storie, nel piccolo paese di Vransko, in Slovenia, dove suo padre ha messo insieme una collezione unica al mondo. Nataša, da ragazzina, non sognava i poster delle popstar in camera, ma la libertà di infilare il casco e partire sulla sua Nimbus del 1939. “Avevo quattordici anni quando guidai la mia prima moto, e ce l’ho ancora”. 

Quella che poteva sembrare una passione adolescenziale è diventata la bussola di una vita. “Ero io ad accompagnare mio padre ai raduni, era il mio modo per condividere tempo con lui, spesso lontano da casa. A quei momenti, come il “raduno invernale”, devo le mie prime emozioni su due ruote. Nel 1997 nacque il Museo Grom e io, da allora, sono sempre stata al suo fianco, tra passione e cultura.”  Nataša cura ancora le Relazioni Pubbliche del Muzej Motociklov Grom di Vransko, facendo conoscere al mondo questa straordinaria collezione che attira appassionati da ogni dove. Il museo espone rarità motociclistiche che vanno dai pionieristici modelli Puch dei primi del ’900 fino a pezzi unici come l’art déco Majestic 350 degli anni ’20. La collezione di famiglia non è solo un vanto personale ma uno strumento educativo e culturale: attraverso il museo, Nataša promuove eventi, mostre e collaborazione con altre istituzioni museali, convinta che i motori d’epoca raccontino la storia sociale e tecnologica del nostro passato. 

Laureata in giurisprudenza, Nataša ha iniziato a lavorare in polizia, ma una serie di occasioni colte l’hanno portata a dedicarsi a raduni ed eventi e a far crescere la Federazione Slovena dei Veicoli Storici (SVAMZ). Da lì al salto internazionale il passo è stato naturale: oggi è Vicepresidente FIVA con delega a Cultura e Giovani e soprattutto la prima donna, in cinquant’anni, a sedere nel board mondiale della federazione, oltre che il più giovane membro nella storia della federazione ad averlo fatto. 

Non è stato un percorso lineare. “All’inizio eravamo pochissime donne. In assemblea, tanti uomini di una certa età ti guardano e non ti danno credibilità. Devi dimostrare tre volte di più che sai quello che fai”. La sua ricetta? Preparazione, pazienza e un pizzico di ironia: “Scherziamo sempre dicendo che in FIVA le donne rappresentano tre dei pilastri: spesso sono loro a spingere i progetti più coraggiosi. Forse perché trasformano le insicurezze in forza, attraverso la meticolosa preparazione”. 

E così, riunione dopo riunione, idea dopo idea, Nataša si è guadagnata rispetto e autorevolezza. Non solo come donna, ma come leader capace di coniugare tecnica, cultura e visione sociale. 

Ma non pensate a lei solo in tailleur davanti a un microfono internazionale. Nel 2021 è stata la prima Slovena a partecipare alla Mille Miglia, la corsa storica più romantica e faticosa del mondo, come co-pilota su un’Alfa Romeo 6C 2500 SS del 1949, in equipaggio con Maria Bussolati (direttrice del Museo Mille Miglia). “È stata dura, lunga, torrida, ma indimenticabile”.  

Accanto al lavoro internazionale c’è la famiglia. “Senza mio marito non ce la farei. Lui ha le barche, io altri tipi di motore: vite parallele, ma complementari”. Con due figli adolescenti e giornate che iniziano alle cinque e finiscono la sera tardi, una vita da 48 ore al giorno in cui l’equilibrio si regge su complicità e tanto amore. Nonostante tutto, trova ancora il tempo di salire sulla sua Zastava Yugo, la cabrio chiamata “America” degli anni ’90: “Ogni volta che esco, incontro qualcuno che mi ferma e inizia una conversazione. È la magia dei veicoli storici: creano legami umani, amicizie improvvise, storie.” 

La missione: unire generazioni, infatti, Nataša non si limita a custodire il passato ma costruisce ponti per il futuro. Con la Commissione Cultura e Giovani ha creato forum internazionali che riuniscono ragazzi, studenti, famiglie, e persino comunità divise da conflitti politici. “In Kosovo abbiamo visto giovani e anziani insieme, veicoli strani, storie di Paese. Era più di un raduno: era un festival di entusiasmo e riconciliazione”. 

Premi? Meglio un grazie sincero. Nel 2021 ha ricevuto la menzione speciale al Premio Horus per la Responsabilità Sociale, ma ammette che i riconoscimenti più importanti sono altri: “Sono le mail che mi arrivano da persone che mi ringraziano per aver portato avanti un progetto, per non essermi arresa. Quelle per me valgono più di qualsiasi trofeo”. 

Ora Nataša punta ancora più in alto: la candidatura a Senior Vice President di FIVA, per rafforzare il networking e migliorare la comunicazione interna. E nel cassetto c’è anche un sogno personale: terminare il dottorato in studi culturali, sempre legato ai veicoli storici. La sua eredità, però, è già chiara: dimostrare che una donna può fare la differenza in un mondo di motori e cromature.  (Sfoglia la gallery qui sotto) 

Galleria fotografica: Nataša Grom Jerina

Marta Modena: la giurista che sogna un mondo più giusto 

Studentessa di giurisprudenza. Futura Presidente della Corte Costituzionale 

C’è un’immagine che ha segnato il percorso universitario di Marta Modena, studentessa di Giurisprudenza alla Statale di Milano: il mito di Antigone, la tensione fra ciò che è giusto e ciò che è legale. È lì che ha iniziato a prendere forma la sua scelta di vita, lontana dalla ricerca di fama e denaro facili, ma orientata verso un impegno concreto per gli ultimi e per i diritti fondamentali. 

Nonostante la giovane età, Marta ha già maturato esperienze che l’hanno profondamente segnata. Durante un corso di diritto degli stranieri, ha preso parte allo sportello legale per migranti aperto in zona San Siro. Qui ha incontrato Tim, un ragazzo siriano arrivato in Italia a piedi, dopo violenze e torture. «Ci ho messo giorni a metabolizzare il suo racconto». Da allora, è rimasta in contatto con lui, oggi rifugiato, in attesa di asilo, vicino a Napoli. Un’esperienza che l’ha convinta ancora di più a proseguire nel suo cammino, con la consapevolezza che la legge può e deve essere strumento di giustizia reale. 

Marta non nasconde di coltivare un sogno ambizioso: diventare Presidente della Corte di Costituzionale. Ma preferisce procedere per gradi, con il desiderio di un primo tirocinio in ambito penale e una tesi che intrecci diritto e volontariato. La passione per la Procedura Penale, spiega, nasce dal principio che chiunque, indipendentemente dal reato commesso, debba avere diritto a un processo equo e a una difesa dignitosa. Un’idea di giustizia che si oppone alla “caccia all’uomo” mediatica e che la motiva a studiare con determinazione. 

Accanto all’università, la sua vita è attraversata da un impegno sociale costante. Marta è caposcout, organizza attività educative per bambini, ed è volontaria presso l’associazione Kayros, fondata da don Claudio Burgio, che accoglie minori segnalati dal Tribunale. Una volta a settimana cena con loro, condividendo la quotidianità di ragazzi che hanno conosciuto già troppo presto le difficoltà della vita. Collabora inoltre con Rete Milano, un gruppo di cittadini che offre supporto ai migranti in transito dalla Stazione Centrale: tè caldo, coperte, sacchi a pelo, ma soprattutto ascolto. Piccoli gesti, che però diventano segni tangibili di dignità restituita. 

La sua capacità di conciliare studio e volontariato nasce da una disciplina rigorosa: “Suddivido il tempo in modo sistematico, in base al calendario degli esami”. Ma al di là dell’organizzazione, ciò che la muove è una convinzione profonda: una carriera nel diritto non ha senso se non produce un impatto sociale. “Non riesco a immaginare un futuro illustre senza ricadute sugli indifesi e su chi ha maggiormente bisogno di aiuto”. 

In un mondo in cui ai giovani viene spesso attribuita la voglia di scorciatoie, Marta Modena rappresenta un’altra strada. Quella di una generazione che non cerca solo visibilità o guadagni, ma che vuole cambiare davvero le cose, costruendo un futuro più giusto per tutti.  

Marta non ha modelli precisi a cui ispirarsi, ma cita le grandi inchieste giudiziarie che hanno fatto la differenza. Perché fare la differenza, per lei, è la vera motivazione. E, ascoltandola, si ha l’impressione che questo obiettivo, tanto ambizioso quanto concreto, sia già parte della sua vita quotidiana. 

 

Marta Modena