Alfa Romeo 1900

Berlina Sportiva: un ossimoro di successo  

Parte 5: stelle comete e stelle cadenti 

Duralfa è il nome di una lega brevettata dall’Alfa Romeo e utilizzata prima sui motori aeronautici, poi anche sui motori automobilistici, uno pseudonimo che da solo è un indicatore dello spirito, dell’anima e del cuore Alfa Romeo. Scoprite un viaggio attorno alle vetture del nostro museo attraverso racconti che nascono da un punto di vista mai banale, arricchiti da immagini che mostrano forme sempre affascinanti. Grazie Duralfa!” Elisabetta Cozzi

Foto 1.7: il motore a 4 cilindri bialbero di 1290 cc della Giulietta, in questo caso una “t.i.” del 1960 del museo F.lli Cozzi.

Foto 5.1: Che la storia abbia inizio … Dettaglio del cofano della 155 “Record di velocità” a Bonneville nel 1992. Uno dei pezzi unici al mondo del Museo Fratelli Cozzi

Foto 5.2: Le portiere della 155 sono comuni ad altri modelli del gruppo Fiat, la maniglia è quella smaltata dell’ammiraglia “164”

Foto 5.3: La 155 “Q4”, con il motore sovralimentato e la trazione integrale ottiene poco successo tra gli alfisti e tra il pubblico perché i contenuti tecnici sono considerati “poco-Alfa Romeo”

Duralfa

Lo scrittore “segreto” con l’Alfa nel cuore, nell’anima e negli occhi, racconterà un’interpretazione particolare delle vetture Alfa Romeo del museo, perché ogni auto ha dietro di sé un mondo da scoprire e raccontare.

Berlina Sportiva: un ossimoro di successo – 5° parte 

Con la quinta parte di  “Berlina Sportiva: un ossimoro di successo”, attraversiamo le costellazioni alfiste con un nuovo e imperdibile racconto firmato “Duralfa” . Buona lettura… 

Un ossimoro di successo : Stelle comete e stelle cadenti (parte 5)

Tocca all’Alfa 155 (foto 5.1) cercare di onorare l’eredità – gigantesca – lasciata dall’Alfa 75, un compito arduo ed estremo. La 155 è figlia di ampie sinergie con altri modelli del gruppo Fiat, di cui l’Alfa Romeo fa parte dal novembre 1986: piattaforma, sospensioni, struttura della scocca, portiere (foto 5.2), interni sono in condivisione ma l’elemento che scatena il dibattito tra gli appassionati è il passaggio alla trazione anteriore.

Anche se la versione al top della gamma, la “Q4” (foto 5.3), è a trazione integrale, non riesce tuttavia a conquistare il cuore dei sostenitori dell’Alfa perché il motore è quello della “Lancia Delta Integrale”. Ma è l’estetica (by I.De.A. Institute) (foto 5.4), seguita da finiture non all’altezza, il tallone d’achille della 155: le sinergie sono eccessivamente vincolanti, la vettura nel complesso non sembra curata, è quasi “dimessa” (foto 5.5). Con il restyling del 1995, che include l’arrivo dei nuovi motori “Twin Spark 16v”, la 155 prende una boccata d’ossigeno, ma non centra gli obiettivi e – per ora – i tradizionali e fedeli clienti Alfa rimangono freddi.

L’unico ambito in cui l’Alfa 155 ha successo, al di sopra delle aspettative, sono le competizioni per vetture turismo: su tutte la vittoria del “DTM” (Deutsche Touren-wagen Meisterschaft) nel 1993 da parte della “155 V6 Ti” dell’Alfa Corse (foto 5.6) guidata da Nicola Larini. La 155 DTM è stata per anni l’unica auto non-tedesca ad aver vinto la serie tedesca, battendo la Mercedes-Benz e questo successo ha rilanciato le vendite del modello.

La 155 esce dal listino Alfa Romeo nel ‘97, dopo 195.500 esemplari prodotti in sei anni.

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<p>Foto 1.9: la scritta posteriore della “Giulietta t.i.” del museo Cozzi.

Foto 5.4: il risultato estetico della 155 elaborato dallo studio “I.De.A. Institute” non è tra quelli più entusiasmanti; i gruppi ottici anteriori a “trapezio rovesciato” sono ripresi – più sottili – da quelli del frontale della “75”

Foto 1.10: un primo piano della plancia della Giulietta del museo F.lli Cozzi realizzato dal lunotto posteriore.

Foto 5.5 : la soluzione scelta per il montante posteriore ricorda quella impiegata per l’ “Alfa 75”

Foto 5.6 : un ambito in cui la 155 raccoglie consensi e successi è quello delle corse, in primis la vittoria del “DTM” 1993 da parte di Nicola Larini con la 155 “V6 Ti”, la prima vettura da corsa a trazione integrale della Casa Milanese

L’Alfa 156 “piace subito a tutti”

Nell’ottobre del 1997 a Lisbona viene presentata alla stampa internazionale l’Alfa 156 (foto 5.7): la vettura riscuote un enorme successo di critica, piace subito a tutti. La 156 (foto 5.8) riaccende l’interesse per l’Alfa Romeo, la clientela tradizionale, dopo la tiepida accoglienza che ha riservato alla 155, si entusiasma davanti a questa berlina sportiva che incarna perfettamente lo spirito Alfa.

Il design è un capolavoro firmato dal Centro Stile Alfa Romeo di Arese, guidato da Walter de Silva: la carrozzeria e gli interni interpretano in chiave moderna gli stilemi delle berline Alfa, lo stile complessivo è pieno di riferimenti e citazioni (attenzione, non è retro-design): lo scudetto con le feritoie (foto 5.9) e la trama interna (rispettivamente 8C 2300 “Monza” e Alfetta 158-159) (foto 5.10); la “cometa” sul cofano (Spider “Duetto”) (foto 5.11); la maniglia laterale di alluminio a pulsante (Giulia) (foto 5.12), posta esattamente al centro tra le due linee della fiancata; i cerchi concavi a fori (33.2 litri) (foto 5.13); il lunotto avvolgente (Giulietta) (foto 5.14); il volante in legno con i due strumenti sporgenti (foto 5.15) e gli altri indicatori sul tunnel centrale (1750). Novità invece la maniglia per le porte posteriori mimetizzata all’interno della cornice del cristallo (foto 5.16), un artificio che fa sembrare la 156 una coupé e che verrà copiato da parecchi.

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<p>Foto 1.9: la scritta posteriore della “Giulietta t.i.” del museo Cozzi.

Foto 5.7 : il muso espressivo ed inconfondibile della 156, presentata alla stampa internazionale nell’ottobre del 1997 a Lisbona

Foto 1.10: un primo piano della plancia della Giulietta del museo F.lli Cozzi realizzato dal lunotto posteriore.

Foto 5.8 : un disegno firmato Walter De Silva, responsabile del Centro Stile Alfa Romeo, del frontale della 156

Foto 5.9 : le feritoie inferiori attorno allo scudetto anteriore della 156, che hanno una reale funzione di agevolare il raffreddamento del motore, si rifanno a quelle della “8C 2300 tipo Monza” del 1931

I contenuti tecnici vanno di pari passo al design: sospensione anteriore a quadrilatero alto, motori “Twin Spark” a 16 valvole (da 120 a 155 cv), propulsore V6 2,5 da 190 cv al vertice (foto 5.17). I motori diesel introducono – prima mondiale – la tecnologia “Common Rail” che rivoluzionerà i motori a gasolio. Con questo passaporto tecnico sulla carta la 156 è al top e su strada conferma puntualmente le sue peculiarità: guidabilità fantastica, sterzo precisissimo, prestazioni al vertice, anche con i “JTD”.

La 156 diventa immediatamente un riferimento e nel 1998 è la prima Alfa Romeo ad aggiudicarsi il titolo di “Auto dell’anno” (“Car of the Year”) (foto 5.18), la seconda sarà la “147” nel 2001, vettura derivata dalla base-156.

Foto 5.10 : la trama interna dello scudetto della 156 riproduce quella sul “musetto” della “GP Tipo 158/159”, la celebre “Alfetta” da gran premio, vincitrice dei primi due Titoli Mondiali di F.1 (1950 e ’51)

Foto 5.11 : la cosiddetta “cometa” che parte dallo Stemma sullo scudetto anteriore e dopo una manciata di centimetri si dissolve nel cofano, come la “1600 Spider Duetto” del 1966

Foto 5.12 : la maniglia della portiera anteriore, posizionata al centro tra le due linee della fiancata: realizzata in alluminio, con il pulsante tondo di apertura, un omaggio estetico-funzionale alla “Giulia”

Foto 5.13 : i cerchi in lega della 156, concavi con i fori tondi che ricordano quelli delle “33” sport anni ‘60

Foto 5.14 : il lunotto morbido e avvolgente, come quello della “Giulietta” berlina degli anni Cinquanta, la vettura che ha trasformato l’Alfa Romeo in un grande costruttore

La 156 “dà la birra alla rivale”

La borghesia medio-alta, i giovani e gli appassionati della bella guida vengono inevitabilmente attratti dalla 156, e nei primi tre mesi di commercializzazione si contano 90.000 ordini: numeri che ad Arese (e Pomigliano) non si vedevano da tempo.

La rivista specializzata “Quattroruote” pubblica la consueta prova su strada che prevede l’ancora consueto confronto con la BMW serie “3”: la 156 “2.0 T. Spark” dà la birra (bavarese…) alla rivale, il 4 cilindri a doppia accensione a 16 valvole italiano stacca il 6 cilindri tedesco, le qualità stradali del Biscione sono una spanna sopra quelle della rivale.

Anche in pista, prima nel “SuperTurismo”, poi nell’”ETCC” e “WTCC” le 156 ufficiali sono subito vincenti (foto 5.19), in primis rispetto a BMW: la berlina sportiva di Arese miete successi a ripetizione, ancora più numerosi di quelli della precedente 155, con Nicola Larini, Fabrizio Giovanardi e Gabriele Tarquini come migliori interpreti della vettura. Anche Michael Schumacher – al culmine della notorietà – prova la 156, rimanendo sorpreso dell’efficacia della macchina in pista.

A proposito: anche nella versione da corsa, con le appendici aerodinamiche e l’assetto molto particolare, la 156 conserva la sua resa estetica, ed è difficile trovare un’auto che combini bellezza e vittorie.

Foto 5.15 : gli indicatori – tachimetro e contagiri – che sporgono dalla plancia, un omaggio alla “1750” del 1967; anche all’epoca questo elemento di design fa sensazione

Foto 5.16 : le porte posteriori della 156 con la loro maniglia “mimetizzata” nella cornice del cristallo

Nel corso degli anni vengono sviluppate le motorizzazioni in gamma, ma la novità di maggior rilievo è la versione “GTA”, sulla berlina e sulla Sportwagon, che adotta un monumento della casa del Portello: il motore V6 3,2 24 valvole portato a 250 cv. Nel 2003 il restyling, firmato Italdesign-Giugiaro, che si concentra soprattutto sul frontale e qualche variazione all’interno, specificatamente alla plancia. 

Foto 5.17 : il sensazionale colpo d’occhio offerto dal motore “V6” da 2,5 litri a 24 valvole: il cofano dovrebbe essere trasparente…

Foto 5.18 : la 156 si aggiudica il premio “Car of the Year 1998”: la prima Alfa Romeo che diventa auto dell’anno

foto 5.19 : la 156 replica il successo che ottiene sui mercati europei sulle piste dei Campionati Turismo: la berlina di Arese è imbattibile

Foto 5.20 : la 156 chiude la carriera nel 2006, dopo una carriera da vera star

Debutta la “Sportwagon” del nuovo millennio 

Nel 2000 debutta la 156 “Sportwagon”: una station wagon sportiva, altro product-package inventato dall’Alfa Romeo con la “33” (1984), che rappresenta una proposta puntuale con lo sviluppo del mercato e, soprattutto, esteticamente convincente, la prima volta “seria” dell’Alfa nel segmento, dopo pochi esemplari negli anni Sessanta della Giulia e qualche prototipo della 75 a metà anni Ottanta. L’immagine della pubblicità vede la scritta “sport” sopra il cofano e la scritta “wagon” sopra la coda, per sottolineare che la versatilità della vettura non esclude la performance.

Nel corso degli anni vengono sviluppate le motorizzazioni in gamma, ma la novità di maggior rilievo è la versione “GTA”, sulla berlina e sulla Sportwagon, che adotta un monumento della casa del Portello: il motore V6 3,2 24 valvole portato a 250 cv. Nel 2003 il restyling, firmato Italdesign-Giugiaro, che si concentra soprattutto sul frontale e qualche variazione all’interno, specificatamente alla plancia.

Ultima novità della 156 (2004), è la trazione integrale (“Q4”) che arriva sulla Sportwagon, anche in un’innovativa versione a ruote alte, la “Crosswagon”.

Tra il 2002 e il 2003 la 156 berlina, con la motorizzazione due litri e in versione cosiddetta “tropicalizzata” viene assemblata in uno stabilimento General Motors in Thailandia: laggiù si producono vetture per Singapore, Macao, Hong-Kong e Vietnam. Le 156 asiatiche contribuiscono al successo internazionale del modello.

Nel 2006 cala il sipario sulla 156 (foto 5.20) e come una vera diva termina la sua carriera, tra berlina e Sportwagon, con numeri stellari: 700.000 vetture prodotte.

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