Donne e motori in tour 2025

Donne e motori 

Chiara Viale, Federica Levy, Beatrice Lerose, Federica Bottini

Agosto 2025

RITA PAPARELLA

Ingegnere nucleare, PhD in fisica delle particelle. Giornalista pubblicista e consulente tecnico in progetti industriali di innovazione e R&D

Se è la tua prima volta qui, benvenuta/benvenuto!  

“Donne e Motori? Gioie e basta” è il progetto fotografico del Museo Fratelli Cozzi che sfida i pregiudizi di genere, raccontando la forza di 40 donne attraverso gli scatti di Camilla Albertini. La terza edizione celebra la sorellanza, per superare gli stereotipi sulla solidarietà femminile. 

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Come ogni mese, vi accompagniamo alla scoperta delle donne protagoniste e dei luoghi che hanno ospitato e ospiteranno la mostra e il progetto. 

Chiara Viale: determinazione e impegno per le pari opportunità 

Autrice del libro “Lidia e le altre: pari opportunità ieri e oggi. L’eredità di Lidia Poët”. Avvocata. Responsabile D&I di A&A – Albè e associati Studio Legale 

 “Diversi anni fa ero in riunione con un praticante uomo: lui veniva chiamato ‘avvocato”, io ‘dottoressa’”. Basta questo episodio, raccontato con disarmante semplicità da Chiara, per cogliere quanto certi automatismi siano duri a morire. Lo sguardo esterno spesso tradisce una cultura che ancora fatica a riconoscere pienamente l’autorevolezza femminile. 

Specializzata in diritto societario e diritto della proprietà intellettuale, è partner di uno studio dove la parità numerica è realtà: le socie donne sono più degli uomini. Ma non per questo considera superfluo impegnarsi sul fronte delle pari opportunità. Al contrario, è proprio da quella posizione, privilegiata, certo, ma non esente da consapevolezza, che porta avanti un lavoro di sensibilizzazione dentro e fuori lo studio. “Le donne nell’avvocatura, a livello nazionale, in media, hanno un reddito annuo inferiore della metà rispetto a quello dei colleghi uomini, in base ai dati della Cassa Forense e del Censis. Un divario che non può essere ignorato. 

Con uno stile mai ideologico, ma sempre lucido e concreto, ha una visione pragmatica delle quote rosa. “E’ una buona legge, che ha naturalmente aumentato la presenza femminile nei CDA ma da sola non basta, servono politiche attive mirate a sostegno dell’occupazione femminile. L’unica cosa che temo, per buone leggi come quella sulla certificazione di parità di genere, è che vengano utilizzate solo come pink washing. Ma guai se non ci fossero. Io poi credo molto nel merito, aldilà del genere”.  

  “Alle giovani donne dico di avere coraggio. Di non permettere a nessuno di farle sentire inadeguate. Di non aver paura di chiedere di essere messe in condizione di crescere professionalmente, di poter mettere a frutto i loro talenti, e anche, perché no, di vedersi riconosciuta, anche economicamente, la propria competenza. Il tema della retribuzione, del “farsi pagare” è tradizionalmente un tema più delicato per le donne”. L’assertività è un’attitudine che ha sempre incarnato in prima persona. “E sì, a volte l’ho pagata, perché l’audacia talvolta viene ancora scambiata per arroganza”. 

Accanto alla carriera legale, Chiara ha trovato nella scrittura un’altra voce. La sua passione per la cultura classica, nata tra i banchi del liceo, si è tradotta nel libro Lidia e le altre – Pari opportunità ieri e oggi: l’eredità di Lidia Poët (Guerini, 2022), premiato come “Romanzo dell’anno sui temi del lavoro” dalla Fondazione Consulenti del lavoro di Milano. In esso ha raccontato la storia della prima donna avvocata d’Italia, Lidia Poët, restituendole dignità storica ma anche attualità politica. Il volume ha ottenuto le recensioni lusinghiere di molti quotidiani nazionali e riviste femminili, e ad esso si sono liberamente ispirati gli autori della nota serie Netflix La legge di Lidia Poët. Inoltre, è stato presentato da Chiara nei luoghi delle istituzioni e della cultura: dalla Camera dei Deputati alla Corte di Cassazione, da festival letterari a convegni accademici.  

Per questo impegno, nel 2023 ha ricevuto il Premio Pari Opportunità conferito dal Comitato dell’Ordine degli Avvocati di Milano, in una cerimonia sobria, nella Biblioteca Ambrosoli del Tribunale, ma dal forte valore simbolico. Chiara è stata premiata per aver «analizzato il passato, per scrivere il futuro dell’avvocatura», ponendo la questione della parità come nodo strutturale e non marginale. 

Da anni partecipa a tavoli di lavoro e progetti dedicati a merito e inclusione: è membro di ASLAWOMEN (il gruppo dedicato alle tematiche DEI di ASLA, l’Associazione degli Studi Legali Associati) e del Forum della Meritocrazia. Siede nel comitato etico di Medici Senza Frontiere. La sua idea di pari opportunità, di inclusione, di merito non si ferma al suo studio, ma attraversa la società come un “bene immateriale” che deve essere condiviso e diffuso. 

 

Chiara Viale

Federica Levy: l’adrenalina in punta di dita (smaltate) 

Pilota nel Team Attack Italia e test drive del Ferrari Challenge Europa 2024. Studentessa Università di Torino 

C’è chi corre per vincere e chi corre per passione. Federica Levy fa entrambe le cose, ma con un ingrediente raro nel mondo delle gare: la naturalezza. Ventun anni, torinese, studentessa universitaria e pilota nel Campionato Italiano GT Endurance 2025. La sua vita è fatta di benzina e libri, di piste e aule universitarie, di adrenalina e valori solidi come la famiglia, l’amicizia e la semplicità. 

Federica entra nel mondo del motorsport a 18 anni, portando in pista una Mazda MX5 ND da 184 cavalli. Un debutto che definisce “pura adrenalina” e che, a differenza di quanto si possa pensare, non parte con conferme e successi, ma con testacoda e curve sbagliate. “Mi giravo tanto, il Garmin diventava rosso e io mi demoralizzavo”. Ma non molla e nella gara d’esordio al Mugello conquista il suo primissimo podio con un secondo posto nella categoria Pocket Rocket del Time Attack. “È stato un risultato che mi ha dato una grande spinta, perché nonostante gli errori in prova, in gara sono riuscita a raggiungere un piccolo ma grande traguardo, e questo ha segnato davvero l’inizio del mio percorso”. Dal Time Attack, alla MX5 Cup, per poi passare alla Dallara Stradale, una belva leggera senza porte, e infine alla Ferrari 296 Challenge. In mezzo, tanto allenamento e la consapevolezza che ogni errore è un mattoncino verso il successo. 

Il 2025 segna una svolta storica: debutta nel GT Endurance con un equipaggio tutto al femminile insieme a Emma Segattini e Jenni Sonzogni. “È la prima volta che corro in un campionato così grande e con così tanti team al suo interno, con tantissime categorie.” Un team di ragazze in un campionato maschile può sembrare una novità, ma noi siamo qui per dimostrare che la passione non ha genere.” Si studiano i dati insieme, si confrontano i video, si condividono emozioni e strategie. Un gioco di squadra vero, dove si vince insieme, ma soprattutto si cresce insieme. Sorellanza. 

Se il paddock è la sua seconda casa, la prima è la famiglia. La passione per il motorsport rappresenta il filo conduttore che unisce Andrea e Federica Levy, padre e figlia, entrambi proprio nel Campionato Italiano Gran Turismo Endurance. Una storia unica di competizione familiare, iniziata nel Ferrari Challenge Europe 2024, dove Andrea correva in pista come pilota, mentre Federica lo affiancava ai box nel ruolo di mental coach. Oggi, Andrea rappresenta il team BestLap al volante della Ferrari 296 Challenge, e Federica il team BlackDrome, al volante della Porsche 992 GT3 CUP. Non è raro che lei si trovi davanti cercando scherzosamente di ostacolarlo e che lui lampeggi negli specchietti per superarla. “Siamo in categorie diverse, ma in quel momento siamo entrambi piloti. E poi se ci ritroviamo insieme sul podio, come a Monza, è emozione pura.” 

Federica non è solo velocità. Frequenta l’Università di Torino, School of Management, e si divide tra sessioni di gara e sessioni di studio, spesso fino a tarda sera nella biblioteca di Moncalieri. Una vita scandita dal cronometro, sì, ma anche da una disciplina silenziosa. “Ogni curva, ogni staccata, mi insegna concentrazione e metodo. E questo mi serve anche nello studio.” 

È appassionata, determinata, ma non ha mai perso quel tocco di leggerezza che la rende unica. Racconta della sorella Sara che inizia con i kart, della sua prima auto da corsa, una Mazda rossa che è anche la sua “daily car”, e del fidanzato Stefano Maniscalco, Campione Italiano di Drift 2024, con cui vive un’intesa profonda. “In pista ci scambiamo continuamente esperienze e insegnamenti: io lo porto con me nel mondo della guida sportiva e delle tecniche da circuito, lui mi introduce e mi allena nel drift. È uno scambio bellissimo: ognuno trasmette all’altro quello che ama, senza competizione, solo passione pura. Siamo legati sì dalla velocità e dall’adrenalina, ma anche dal fervente desiderio di crescere insieme”. La forza di Federica sta proprio qui: è una ragazza che potresti incontrare al bar sotto casa, ma che guida una Porsche GT3 a 260 km/h nel “curvone veloce” del circuito di Misano (e addirittura 280 km/h alla fine del rettilineo di Monza!!). Sembra comune, ma è straordinaria. Non cerca effetti speciali, non fa proclami, non vuole essere un simbolo, eppure, lo è, perché riesce a unire la competenza tecnica a un entusiasmo contagioso, il talento alla voglia di migliorarsi ogni giorno. E mentre racconta della curva di Misano presa in pieno o del verde sul Garmin che lampeggia, ti rendi conto che non è solo una pilota, è una ragazza che corre con il cuore e vola con l’entusiasmo.

Federica Levy

Beatrice Lerose: quando la passione per l’ingegneria diventa motore di crescita 

Pirelli Motorsport Tyre Performance Engineer 

Dietro ogni simulazione, dietro ogni curva affrontata da una monoposto in gara, c’è il lavoro silenzioso e paziente di chi traduce dati, grafici e modelli complessi in decisioni concrete. È un lavoro che richiede rigore, ma anche intuito. Beatrice Lerose, oggi Tyre Performance Engineer in Pirelli Motorsport, è una di quelle figure che ogni giorno trasformano numeri in prestazioni. E lo fa con una passione autentica per l’ingegneria, attratta da tutto ciò che consente di vedere, quasi in tempo reale, un’idea prendere forma. 

Il suo viaggio comincia al liceo scientifico, con indirizzo informatico. “Matematica e fisica mi hanno sempre dato quello stimolo in più. Sentivo che c’era sempre qualcosa da scoprire, da capire meglio”. La scelta di ingegneria meccanica arriva con naturalezza: “Non ho optato per matematica o fisica pura, perché sentivo il bisogno di vedere applicato ciò che studiavo.” 

Dopo la laurea magistrale al Politecnico di Milano e una tesi focalizzata sullo sviluppo di un sistema atto a stimare in tempo reale l’attrito potenziale in AWD durante la frenata e la trazione, integrato con il sensore CyberTM Tyre di Pirelli, Beatrice inizia a muovere i primi passi nel mondo dell’automotive come ingegnera freelance, collaborando con diverse aziende del settore. Poi, la svolta: “Quando si è presentata l’occasione di entrare in Pirelli Motorsport, non ci ho pensato due volte”. 

Il salto nella Formula 1 avviene in tempi rapidi. A meno di un anno dal suo ingresso, Beatrice viene coinvolta direttamente negli eventi del circus: “Mi hanno dato fiducia fin da subito, coinvolgendomi negli eventi F1 con un team responsabile della verifica del corretto funzionamento delle gomme. È stato un battesimo intenso, ma formativo”. 

Oggi il suo ruolo è cruciale: analizza le performance degli pneumatici in pista, lavora a stretto contatto con progettisti e test engineer, coordina un team e fornisce indicazioni fondamentali per lo sviluppo dei prodotti. Il riconoscimento del valore del suo lavoro arriva anche dai clienti. “Quando un cliente mi ha chiesto come avessimo fatto ad arrivare così velocemente a una certa analisi ho risposto che dietro quella velocità c’erano dieci anni di esperienza e lavoro nel motorsport. In quel momento, mi sono sentita orgogliosa di poter rappresentare l’azienda”. 

Qualcosa di estremamente interessante che emerge dalla sua visione di “squadra” è la cultura del confronto. “Il gruppo con cui lavoro è molto preparato, e il confronto è continuo. C’è sempre qualcosa da imparare, ed è proprio da questi scambi che si cresce davvero”. Anche i momenti di incertezza, inevitabili, si trasformano in occasioni per migliorarsi: “A volte capita di dubitare di sé, ma poi entra in gioco la squadra. È proprio lì che trovi l’energia per reagire”. Il dubbio, l’insicurezza possono presentarsi a prescindere dall’età, anzi, mi rivela, dubitano soprattutto coloro che hanno maggiore esperienza, perché hanno una visione più ampia e approfondiscono maggiormente. Quindi l’insicurezza diventa in questo caso una risorsa. 

La componente tecnica, per quanto centrale, non è l’unico pilastro del suo approccio, in cui si delinea l’importanza delle soft skills, soprattutto nella gestione del team: “Cerco di dare un contributo anche sul piano organizzativo, aiutando i giovani talenti a crescere. Sono tutti molto preparati dal punto di vista tecnico; ciò in cui spero di poterli aiutare sono proprio le soft skills, che nel lavoro di squadra fanno la differenza”. 

Il mondo in cui si muove è competitivo, ma in senso sano e stimolante: “In questi cinque anni e mezzo ho visto solo una competizione costruttiva, che spinge ognuno a dare il meglio di sé. E questo alla fine porta beneficio a tutto il gruppo”. 

Nel tempo, è cambiato anche il volto dell’R&D motorsport car di Pirelli, soprattutto dal punto di vista della rappresentanza femminile: “Quando sono entrata, ero l’unica donna. Oggi siamo in cinque. È un cambiamento importante e incoraggiante”. 

A chi pensa che un lavoro del genere sia riservato solo a chi ha la passione dei motori, Beatrice risponde con entusiasmo: “Noi facciamo il lavoro più bello del mondo. L’ambiente del motorsport è ricchissimo, offre spazi per ogni inclinazione. E ti apre le porte del mondo intero”. 

Idee chiare e concrete, che evidenziano come impegno e curiosità possano essere motore potente di crescita, sia personale che professionale, e senza limiti di tempo.

Beatrice Lerose

Federica Bottini: Il coraggio della freschezza e la forza di mettersi in gioco 

Avvocata specializzata in diritto commerciale. Associate presso A&A – Albè e Associati Studio Legale 

In un mondo che corre veloce, dove le certezze professionali di ieri sono, oggi, terreno scivoloso, la vera forza è restare mobili, curiose, disposte a ricominciare. Federica Bottini, 31 anni, avvocata specializzata in diritto commerciale presso A&A – Albè e Associati Studio Legale, ne è la dimostrazione più autentica: fresca, rigorosa, appassionata, ma, soprattutto, dinamica. Una qualità che le ha permesso non solo di cominciare a costruire una carriera che si propone come solida, ma di renderla anche profondamente sua. 

“Giurisprudenza non era una scelta programmata. Mi incuriosiva il mondo del diritto, pur non avendo una formazione specifica alle spalle. Mi sono lasciata guidare dalla curiosità, e negli anni è diventata passione”. Nessun calcolo, solo apertura. È questa freschezza iniziale che ha segnato tutto il suo percorso: l’attitudine a imparare, ad approfondire, a lasciarsi sorprendere dai contenuti. 

Il diritto, spesso percepito come ambito rigido e codificato, per Federica è tutt’altro: “Le casistiche sono infinite. Serve saper leggere tra le righe, interpretare, costruire soluzioni. È molto meno ‘a memoria’ di quanto si creda, e molto più ragionamento”. 

La sua specializzazione in ambiti emergenti come Blockchain, ESG e Terzo Settore nasce proprio da questo slancio verso il nuovo. «Mi sono formata da autodidatta, cercando articoli, fonti tecniche, ma anche attraverso corsi e convegni. In un settore che cambia alla velocità della tecnologia, non puoi restare ferma. Devi aggiornarti, reinventarti». Uno spirito scientifico che la guida anche nel diritto, accompagnato dalla consapevolezza che la formazione continua sia l’unico vero strumento per restare al passo, o, ancora meglio, anticipare i tempi. 

Ma dietro la toga, c’è anche una donna che legge, viaggia, si lascia contaminare. Un approccio che la rende oggi una professionista capace di parlare con PMI e start-up, modulando la comunicazione a seconda del contesto, sempre con autenticità. 

Immaginiamo, e lei ce lo conferma, che l’ambiente legale possa essere esigente. Nel suo studio ha trovato uno spazio di crescita reale, in cui i giovani vengono seguiti, responsabilizzati, ascoltati. “Non tutti vogliono intraprendere la pratica forense, oggi. Ma quando trovi un luogo che valorizza il tuo potenziale, tutto cambia. Io ho avuto la fortuna di iniziare lì ancora prima dell’abilitazione”. 

Il segreto? “Non avere paura di fare domande. L’università non sempre ti mostra ciò che incontrerai nel mondo del lavoro che ti attende, ma ti dà strumenti che, se messi bene a frutto, possono portarti molto lontano”. 

Il futuro lo immagina aperto, in continua evoluzione. “Mi piacerebbe continuare ad approfondire temi connessi alla digitalizzazione. Ma so che ci sarà sempre qualcosa di nuovo da imparare”.

Federica Bottini